Sito archeologico
L’abitato pre-romano si sviluppa tra il IX e il VIII secolo a.C. all’interno della ansa e della contro ansa dell’antico corso del fiume Brenta. In particolare, recenti scavi hanno portato alla luce resti di abitazioni, proprio nell’attuale zona del Santo, tra via Rudena e via Cappelli.
Ai margini dell’abitato si collocavano invece le necropoli (cimiteri): la più famosa è che quella rinvenuta tra le attuali via San Massimo e via Tiepolo, lungo la sponda settentrionale del fiume.
Nell’estate del 2000 i lavori di ristrutturazione di questo immobile hanno permesso alla soprintendenza archeologica per il veneto di svolgere un’indagine che ha portato alla luce, a circa tre metri dall’attuale piano stradale, parte di una casa più volte ricostruita tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.c., riferibile quindi alle fasi più antiche dell’abitato preromano.
Della struttura, costruita per lo più in materiale deperibile (paglia, legno, argilla cruda, limo), come era consuetudine negli abitati di pianura dell’Italia settentrionale, si sono conservati il piano pavimentale, le tracce delle pareti e una area di cottura.
Il pavimento era costituito da una semplice stesura d’argilla-limosa pressata, delimitata da due pareti che si intersecavano ad angolo retto.
Queste erano realizzate da un’intelaiatura lignea, di cui rimane l’impronta delle assi e le tracce di piccoli fori per i pali, a volte rinforzate con frammenti di vasi: in corrispondenza delle testate si trovavano pali di dimensioni maggiori, probabilmente veri e propri montanti.
L’intelaiatura lignea doveva essere rivestita con materiale argilloso crudo e sabbia, rinvenuto in crollo sul pavimento. All’interno di questo vano si trovava un focolare realizzato con una spalmatura di argilla su una stesura di frammenti ceramici e ciottoli che servivano ad isolare e mantenere il calore.
Le Braci, poste sulla superficie, arrossavano il piano del focolare e scaldavano l’ambiente: su di esse si ponevano i fornelli in terracotta, che sostenevano le pentole, anch’esse in terracotta, dove si cocevano i cibi.
Il focolare veniva periodicamente pulito della cenere, raccolta poi in buche per essere riutilizzate come detergente o come isolante quando venivano rifatte le case; le ristrutturazioni, visti i materiali utilizzati, avvenivano con una certa frequenza.
Un saggio stratigrafico ha infatti permesso di verificare la presenza di almeno sei distinti piani pavimentali rifatti uno sull’altro in breve tempo.